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La Cannabis ha una lunga storia di utilizzo, risalente a migliaia di anni fa. È stata utilizzata per scopi medici, religiosi e ricreativi in diverse culture e civiltà.
Il primo utilizzo di Cannabis a scopo terapeutico documentato sembra risalire all’imperatore cinese Shen Nung, che nel 2737 a.C. avrebbe scritto un trattato di farmacologia facendo riferimento alla parola Ma (che indica la Cannabis) consigliata per trattare svariati disturbi. Ma esistono riferimenti che testimoniano l’impiego di Cannabis come medicinale o per rituali religiosi e mistici tra moltissime civiltà antiche, dal lontano oriente passando per tutta l’Asia fino all’area del Mediterraneo.
È certo, per esempio, che l’antica popolazione nomade degli Ariani facesse uso di Cannabis tramite inalazione e che grazie alle sue migrazioni abbia trasmesso le conoscenze sulle proprietà “intossicanti” della pianta ai popoli indiani.
Erodoto nel 5 a.C. scrive che gli sciti (popolazione seminomade di origine iranica) coltivavano e vaporizzavano la Cannabis. In un’altra occasione, sempre Erodoto scrive che gli abitanti di alcune isole mediterranee buttavano la Cannabis al fuoco e poi “seduti intorno in circolo, inalano e vengono intossicati dall’odore, proprio come i Greci col vino, e più se ne butta più diventano intossicati, fino a che si alzano e ballano e cantano”.
Nel Medioevo la Canapa era molto utilizzata per la manifattura di cordami e tessuti, fondamentali sia per le flotte italiane (in particolare quella veneziana) che europee. Continuano a essere sfruttati gli effetti terapeutici della pianta, ma iniziano anche i divieti per impedirne l’uso “ricreativo”.
Una volta attraversato l’Oceano Atlantico, la coltivazione della Cannabis si è radicata anche negli Stati Uniti d’America. Basti pensare che la maggioranza dei terreni del fondatore degli Stati Uniti, George Washington, erano coltivati a Canapa e lui stesso ne faceva uso a scopo terapeutico.
Anche il presidente Thomas Jefferson possedeva una grande coltivazione di canapa e ne riconosceva non solo il valore come materiale tessile, ma ne apprezzava anche le proprietà medicinali tanto che si occupava personalmente delle piante di Cannabis nel suo giardino.
Anche l’Italia è stata per secoli un’importantissima produttrice di Cannabis grazie al clima particolarmente favorevole della penisola per la coltivazione di questa pianta. Basti pensare che negli anni ‘40 l’Italia era il secondo produttore mondiale di Cannabis Sativa, con ben 100 mila ettari coltivati!
Poi, per un mix di fattori tra cui l’avvento nell’industria tessile di altre fibre più economicamente convenienti e il pregiudizio legato ai cannabinoidi, abbiamo ceduto il nostro primato ad altre nazioni…
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