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La dipendenza da nicotina rappresenta un serio problema per la salute pubblica. Si tratta, infatti, di uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo di patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il fumo di tabacco è la seconda causa di morte nel mondo e la principale causa di morte evitabile. Questo dovrebbe bastare per far smettere di fumare. Tuttavia sappiamo bene che nella realtà non è così semplice.
La nicotina è una sostanza capace di indurre sensazioni temporanee di benessere ma che può generare una forte dipendenza e con il tempo può causare danni gravissimi alla salute. È considerata pari alla dipendenza da alcool e da altre droghe e la sua mancata assunzione può provocare gravi crisi di astinenza.
Tuttavia, la dipendenza viene introdotta da un comportamento quotidiano particolarmente radicato, un’abitudine che diventa difficile da correggere in quanto, come tutte le abitudini, la sua sospensione provoca uno stato di ansia.
Sono stati condotti alcuni studi su gruppi di fumatori che hanno dimostrato come, grazie alle sue proprietà calmanti, il CBD può essere la strada giusta per liberarsi dalla dipendenza.
CBD per smettere di fumare
In uno studio preliminare condotto nel 2013 apparso sulla rivista Addictive Behaviors, i ricercatori avevano esaminato se il cannabidiolo potesse aiutare i fumatori che volevano smettere di fumare. I risultati avevano dimostrato che la vaporizzazione di CBD riusciva a ridurre significativamente il consumo di sigarette durante il periodo di trattamento e che gli effetti positivi sembravano persistere anche dopo la fine del trattamento. Gli studiosi concludevano evidenziando che il problema fosse di natura psicologica più che fisiologica.
Nel 2018 un altro studio aveva confermato i risultati ottenuti nel 2013, dimostrando come il CBD contribuisse a ridurre l’attrazione per il tabacco, soprattutto durante i periodi di astinenza, attenuando sia l’attenzione verso la nicotina che il piacere associato agli stimoli ad essa collegati.
Gli esperimenti erano di piccola entità sia per il numero di partecipanti che per la durata, ma i risultati erano senz’altro interessanti e degni di essere ulteriormente approfonditi.
Nel 2021 è stata avviata una revisione sistematica dei vari studi sull’argomento: un team di ricercatori franco-svizzero ha analizzato la letteratura scientifica disponibile, valutato e riassunto tutti gli studi specifici pubblicati. L’obiettivo era quello di fare chiarezza e di creare una sintesi accurata delle migliori evidenze scientifiche disponibili in merito a questo argomento.
La revisione dal titolo “Cannabidiol in the context of substance use disorder treatment: A systematic review” è stata pubblicata a settembre 2022 su Addictive Behaviors.
Potenziale terapeutico
Questo lavoro sistematico suggerisce che il CBD potrebbe offrire una prospettiva terapeutica innovativa per il trattamento di alcune dipendenze, sulla base di studi disponibili su animali e umani.
Gli studi sugli animali hanno mostrato un impatto positivo del CBD nel contesto dell’uso di alcol, oppioidi e metanfetamine (ad esempio, diminuzione dei comportamenti legati alla ricerca di droghe).
Gli studi sull’uomo hanno mostrato un impatto positivo del CBD nel contesto dell’uso di nicotina, cannabis e oppioidi (ad esempio, frequenza e quantità di consumo). Al contrario, non è stato riscontrato che il CBD abbia alcun effetto sul consumo di cocaina o alcol. Inoltre, non è stato identificato alcuno studio sull’uomo che abbia indagato l’impatto del CBD sull’uso di metanfetamine.
Le conclusioni della revisione evidenziano come sia necessario procedere con ulteriori ricerche sugli esseri umani, tuttavia confermano il potenziale molto promettente del CBD per il trattamento delle dipendenze, in particolare per i disturbi da uso di nicotina e oppioidi.