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La Cannabis ha una storia millenaria e rappresenta l’unica pianta al mondo che può essere utilizzata al contempo come fibra o come sostanza psicotropa.
Fino a poco tempo fa, era diffusa la convinzione che fosse originaria dell’Asia Centrale, ma uno studio pubblicato più recentemente da Science Advances dimostra che probabilmente la Cannabis è autoctona di un’area compresa tra Giappone, Taiwan e Cina e che il suo impego sia come fibra che come medicinale risale ad almeno 10.000 anni fa.
È certo che l’antica popolazione nomade degli Ariani facesse uso di Cannabis tramite inalazione e che grazie alle sue migrazioni abbia trasmesso le conoscenze sulle proprietà “intossicanti” della pianta ai popoli indiani.
Erodoto nel 5 a.C. scrive che gli sciti (popolazione seminomade di origine iranica) coltivavano e vaporizzavano la Cannabis. In un’altra occasione, sempre Erodoto scrive che gli abitanti di alcune isole mediterranee buttavano la Cannabis al fuoco e poi “seduti intorno in circolo, inalano e vengono intossicati dall’odore, proprio come i Greci col vino, e più se ne butta più diventano intossicati, fino a che si alzano e ballano e cantano”.
Altre testimonianze scritte riportano che la pianta di Cannabis veniva ampiamente coltivata e impiegata per l’ottima qualità della fibra in tutta l’Asia, il Medio oriente e in gran parte del Mediterraneo.
Più incerta è l’introduzione della Cannabis in Europa, anche se esistono tracce della sua presenza a partire dal neolitico. Sicuramente risale ad almeno 500 anni prima di Cristo, in quanto a Berlino è stata ritrovata un’urna contenente foglie e semi di cannabis datata a circa 2.500 anni fa.
In Europa la coltivazione della Cannabis ha acquisito una grande importanza per secoli. Gli abiti di canapa sono stati a lungo tra i più comuni in Europa centro-meridionale e la sua fibra resistente e versatile era largamente utilizzata anche per la produzione di cordame e carta.
Gli europei conoscevano, ovviamente, anche le potenzialità ricreative della pianta tanto che nel 1484 una bolla papale ne vietò l’uso ai fedeli. Nei secoli successivi, nonostante la condanna della Chiesa, l’utilizzo della Cannabis a scopo ricreativo divenne una vera e propria “moda” tra gli intellettuali e a Parigi nacque il Club des Hashischins, o Club dei mangiatori di hashish, frequentato da poeti e scrittori del calibro di Victor Hugo, Alexandre Dumas, Charles Baudelaire, Honoré de Balzac e Théophile Gautier.
L’arrivo della Cannabis sul suolo americano segna un altro importante capitolo nella sua storia. Nel diciottesimo secolo la pianta era diffusissima in Nord America: la maggioranza dei terreni del fondatore degli Stati Uniti, George Washington, erano coltivati a canapa!
Anche il presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, possedeva una grande e remunerativa coltivazione di canapa e lui stesso si occupava personalmente delle piante di Cannabis nel suo giardino a Monticello, Virginia. Jefferson, infatti, non solo riconosceva il valore della Cannabis come materiale tessile, ma ne apprezzava anche le proprietà medicinali.
Anche l’Italia è stata per secoli un’importantissima produttrice di Cannabis. Il motivo è semplice: il clima della penisola è particolarmente favorevole alla coltivazione di questa pianta. In particolare, i contadini italiani producevano Cannabis per due ragioni. Da una parte, perché cresceva su terreni difficili da coltivare con altre piante industriali, dall’altra perché c’era sempre bisogno di piante “oleose” (olio sativo, illuminazione), “fibrose” (tessili, carta, corde) e di mangime (foglie) per il bestiame produttivo.
L’Italia divenne il secondo produttore mondiale di canapa e il primo fornitore della marina britannica, ma il suo tramonto iniziò con la diffusione delle navi a carbone, quando le zone produttrici entrarono in sofferenza e furono costrette alla ristrutturazione di tutte le rotazioni agrarie.
La storia dimostra come il viaggio millenario della Cannabis ha attraversato continenti e culture, offrendo un’ampia prospettiva sul suo significato e l’utilizzo nel corso dei secoli. La Cannabis ha certamente lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità, sia come fonte di “elevazione” spirituale che come risorsa materiale preziosa. Ad oggi, nonostante decenni di proibizionismo, rimane una sostanza immensamente popolare il cui impiego tuttavia è ancora criminalizzato, a differenza di alcool e tabacco, legali in quasi tutti i paesi del mondo.
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