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Con l’ordinanza numero 07137/2023 il TAR del Lazio ha ritenuto fondato il ricorso promosso da Ici – Imprenditori Canapa Italia contro il Decreto Ministeriale con il quale il Ministro della Salute Schillaci aveva inserito i prodotti ad uso orale a base di cannabiolo (CBD) nelle tabelle dei farmaci stupefacenti del Testo Unico sulle droghe ed ha rinviato il giudizio all’udienza di merito fissata per il prossimo 16 gennaio.
Secondo la sentenza del Tar, che nel decreto individua “vizi di carenza istruttoria” e “vizio di motivazione”, le motivazioni del decreto su quelli che sarebbero gli “accertati concreti pericoli di induzione di dipendenza fisica o psichica” sono carenti.
Inoltre il Tar dà ragione alla ICI, l’associazione Imprenditori Canapa Italia che ha promosso il ricorso, perché gli effetti del decreto “non appaiono risolversi in un mero pregiudizio economico, ma sembrano comportare, altresì, importanti ricadute in termini di riorganizzazione e di riassetto, onde non incorrere in responsabilità tra cui in particolare quella penale, degli operatori di un intero settore nei quali la stessa incertezza delle scelte amministrative ha ingenerato un legittimo affidamento”.
Poi, dopo aver sottolineato che il decreto era già stato sospeso per 3 anni per volere delle stesse istituzioni, nella sentenza viene messo nero su bianco che: “Non appaiano configurarsi, allo stato di fatto, imminenti rischi per la tutela della salute pubblica” e che quindi “sussistano i presupposti per la sospensione del provvedimento gravato, con fissazione a breve del merito in ragione della rilevanza della questione alla prima udienza pubblica disponibile da calendario della sezione, nel rispetto dei termini a difesa di legge”.