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Il decreto che inserisce le preparazioni orali di CBD nella tabella dei medicinali stupefacenti è diventato effettivo, mandando i pazienti e il settore produttivo nel panico.
Con un colpo di spugna rischia infatti di essere cancellato un intero settore che impiega migliaia di persone e che è stato uno dei più promettenti per agroindustria italiana degli ultimi anni.
E la paura di molti pazienti, che evidentemente utilizzavano olio di CBD senza aver accesso alla cannabis medica e acquistavano oli di CBD nei canapa shop, è quella di non riuscire più a trovarli. E’ una convinzione che emerge con forza dal sondaggio che Cannabisterapeutica.info ha commissionato ad SWG, dal quale risulta che “per 9 intervistati su 10 la difficoltà di reperimento dei prodotti comporterà un peggioramento della qualità della vita e delle condizioni di salute. Ciò potrebbe portare a cercare nuovi canali di approvvigionamento, rivolgendosi maggiormente al web o a canali non ufficiali, con la certezza di un significativo aumento dei costi”.
Intanto, leggendo gli articoli della stampa mainstream pubblicati in questi giorni, è necessario fare un po’ di chiarezza.
Punto primo: non è vero che il CBD è diventato stupefacente. La molecola in sé non è stata toccata, quello che è successo riguarda solo le preparazioni orali a base di CBD e quindi gli oli, estratti, capsule, tinture etc…
Punto secondo: il provvedimento non tocca in alcun modo la cannabis light, e la disinformazione che sta dilagando sulla stampa nazionale rischia di fare anche più danni del decreto in sé. Non è vero che la cannabis light si troverà solo in farmacia – come scritto da diverse testate – visto che non succedeva prima e non succederà nemmeno ora. La cannabis light continuerà ad essere venduta da canapa shop e simili, oltre che in parafarmacie, erboristerie e tabaccai.
Anche i prodotti con CBD ad uso cosmetico, approvato nell’Unione Europea, non vengono toccati da provvedimento.
Abbiamo avuto segnalazioni di controlli in diverse Regioni d’Italia in canapa shop e grow shop diretti a verificare l’eventuale presenza di oli nei negozi. Dalle notizie che abbiamo si è trattato di controlli dall’esito negativo. Secondo una notizia pubblicata dall’Ansa, invece, a Vicenza e provincia di sarebbero stati diversi sequestri di canapa, sigarette elettroniche, capsule, bustine per infusi e gomme da masticare. Mentre in un’azienda che produceva oli, sarebbero state sequestrate 120 boccette e 800 grammi di infiorescenze.
Intanto le prime reazioni sono arrivate da due associazioni del settore della canapa industriale.
L’ICI, associazione Imprenditori Canapa Italia, ha annunciato che impugnerà il decreto e ha già dato mandato allo studio legale Prestige Legal & Advisory di Roma di analizzare la situazione.
Sebbene la redazione del ricorso sia ancora in fase di elaborazione, l’associazione ha anticipato che “a nostro avviso, il Decreto Ministeriale presenta carenze istruttorie evidenti e sembra essere affetto da profili di contraddittorietà e lacune motivazionali”.
Canapa Sativa Italia (CSI) ha invece lanciato una raccolta fondi per portare la canapa fino al consiglio di Stato per chiarire una volta per tutte l’uso officinale e “risolvere quindi gli usi non farmaceutici e le problematiche relative all’olio di CBD”.
La raccolta punta ad arrivare alla cifra di 100mila euro (ne sono già stati raccolti più di 40mila) per portare avanti il suddetto ricorso e, in base a come andrà la campagna, un ricorso sul decreto del ministero della Salute, ed eventualmente per finanziare studi scientifici, come quello ipotizzato per chiarire l’efficacia drogante della canapa.
Fonte:
Dolcevita Magazine, CBD: ora che succede?, https://www.dolcevitaonline.it/cbd-ora-che-succede/